Perché scrivo in modo diverso dai miei compagni di classe, nonostante abbiamo lo stesso insegnante? Questa domanda, nata mentre apprendevo il gesto scrittorio, è rimasta con me anche in età adulta fino al giorno in cui ho deciso di rivolgermi a una grafologa. Volevo sciogliere il mio dubbio e approfondire alcuni lati di me per capire perché avevo alcuni atteggiamenti anziché altri. Mi si è aperto un mondo. Ho colto subito il legame tra grafologia e psicologia, disciplina che amo da sempre. Da qui ho iniziato a studiare per esercitare la professione, frequentando per tre anni il Centro Studi Grafologici di Roma. In seguito mi sono specializzata nell’età evolutiva, che va dai dieci mesi all’adolescenza.
Ho scelto di concentrarmi su questo periodo della vita perché richiede più sensibilità, ascolto e umanità. Inoltre richiede la capacità di trasmettere i messaggi emersi con tatto, delicatezza e semplicità. Sono caratteristiche che sento mie e che mi vengono riconosciute dalle persone con le quali interagisco.

Per imparare a scrivere ci viene richiesto di ripetere i segni grafici delle lettere dell’alfabeto, così come sono. I modelli standard vengono poi modificati, mano a mano che cresciamo e prendiamo confidenza con il gesto.
Ciò significa che ognuno di noi ha una scrittura che corrisponde al proprio mondo interiore, alla sua personalità e ai suoi talenti. Per questo è diversa da una persona all’altra e non mente mai. Attraverso l’analisi del tracciato grafico si arriva quindi a una profonda comprensione di se stessi, del modo in cui si agisce nel lavoro, nelle relazioni con gli altri, nella società. Emergono talenti, predisposizioni, emozioni. Inoltre è utile per fare emergere eventuali disagi inespressi, frequenti soprattutto nell’età evolutiva.
Se hai figli piccoli o adolescenti questo è un punto al quale prestare attenzione.